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Che cosa significa “complessità” nel vino?

Che cosa rende il vino complesso? “Complesso” è una parola spesso usata dai professionisti del vino per descrivere vini potenti, vale a dire vini con sapori e consistenze robusti e, spesso, dotati di un alto contenuto di alcol. Ma che sapore ha esattamente un vino complesso? Il vino privo di complessità è intrinsecamente peggiore? Di tutti i termini più fraintesi e controversi del gergo del vino, la “complessità” è probabilmente in cima alla lista.

Forse dipende dal fatto che non esiste una definizione standard di “complessità”. I principali esperti di vino ci danno le loro opinioni.

Che cosa dicono gli esperti

“La complessità nel vino significa che il vino ha molte sfaccettature”, afferma Nova Cadamatre, Master of Wine proveniente da Napa e consulente enologo. Poi continua: “Può avere molte tipologie di aromi e di sapori, oppure avere vari livelli di profondità al palato, ma di solito un vino veramente complesso esprime entrambe queste caratteristiche. Deve farlo lentamente nel tempo e non mettere tutte le carte in tavola in una volta sola”.

Traduzione: il vino complesso di solito non è monotono e certamente non noioso. In esso si possono apprezzare una miriade di sapori e le consistenze sono spesso tangibili. Il sapore di un vino complesso può evolversi, sia nel bicchiere che nella bottiglia, in un tempo compreso tra pochi minuti e persino molte ore.

Molti dei grandi vini del mondo sono considerati complessi: Borgogna, Champagne e i vini tedeschi, solo per citarne alcuni. Questi sono anche vini adatti all’invecchiamento e possono durare per anni se conservati correttamente. Tralasciando la questione invecchiamento, i vini complessi sono equilibrati, il che significa che i propri componenti strutturali – tannini, acidi e zuccheri – non sono in competizione tra loro.

“Le migliori annate sono quelle in cui si raggiungono l’armonia e la perfetta maturazione”, concorda Ray McKee, enologo di Trothe nello Stato di Washington.

“La complessità nel vino per me è l’espressione del vitigno quando viene coltivato rispettando il terroir ed il proprio carattere varietale”, afferma. “Le uve vengono raccolte nel momento in cui l’acidità, il grado Brix, i sentori della buccia e i tannini dei semi trovano un loro equilibrio armonioso, e poi trasformate in vino, tenendo sempre presente lo stesso obiettivo di armonia ed espressione varietale.”

Storia della “Complessità”

Come facilmente prevedibile, non tutti sono d’accordo sulla definizione di “complessità”. Secondo il Master Sommelier e Master of Wine Doug Frost, la complessità, come quasi tutto, parlando di vino, è soggettiva.

“I vini complessi spesso hanno delle caratteristiche aggiuntive, che non il semplice fruttato, [il quale è] di per sé una definizione di vino buono, ma spesso semplice”, afferma Frost.

Storicamente parlando, i vini non erano né freschi né fruttati, continua.

“Ci sono volute le invenzioni del 20° secolo dell’acciaio inossidabile, del controllo della temperatura e delle condizioni di fermentazione anaerobica per creare vini puramente fruttati. Quindi, in tutta onestà, tutti i vini una volta erano complessi, cioè erano carichi di molteplici sapori, aromi e consistenze che non il semplice fruttato.”

Come l’invecchiamento in botte e bottiglia influiscono sul sapore

I vari tipi di attrezzature utilizzate in cantina possono aggiungere complessità a un vino. Tra questi ci sono le botti di legno, che conferiscono tipici sentori al liquido contenuto all’interno. Il modo in cui è costruita una botte può avere un impatto notevole sulla bevanda finale: le doghe possono essere leggermente, mediamente o molto tostate, oppure è possibile tostare solo la parte superiore della botte. Anche il materiale è importante. Diversi tipi di rovere – francese, ungherese, di Slavonia, americano e così via – conferiscono ciascuno il loro tipico profilo aromatico.

Miscelare per creare complessità

Molti vini complessi risultano essere una miscela di più annate diverse. Imbottigliando dello Champagne di diverse annate, oppure della stessa, ad esempio, potrebbe essere aggiunto al vino base quello prodotto in anni diversi da quello della vendemmia corrente.

Questo perché? Perché ogni annata ha le proprie sfide legate al clima locale, che spesso si riflettono nel sapore del vino finale. Combinandoli, i produttori di vino possono creare diversi strati di complessità, ovvero un’amalgama di sapori e consistenze. Alcuni produttori di champagne utilizzano questa tecnica in misura sorprendente, infondendo centinaia di anni di vino di riserva in un’unica bottiglia.

Abbiamo davvero definito la “complessità” con queste poche parole? La natura enigmatica del termine suggerisce che “complessità” può significare cose diverse per bevitori diversi. Forse un vino complesso è il risultato di ciò che tu e l’enologo volete che sia. E se vi fa riflettere, tanto meglio.

Pubblicato il 17 ottobre 2022, liberamente tradotto il 10 luglio 2024 dall’articolo di J’nai Gaither per Wine Enthusiast

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