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L’Angolo del Vitigno: ep. #13 – Pignolo: Un Tesoro Nascosto dell’Enologia Italiana

Nuova settimana, nuovo vitigno. L’appuntamento di quest’oggi è dedicato ad una varietà autoctona molto famosa ed apprezzata, almeno nella regione friulana, ma che è stata ad un passo dall’estinzione: Il Pignolo.

Il Pignolo, o Pignûl in lingua friulana, è un vitigno autoctono a bacca nera, tipico del Friuli-Venezia Giulia. Questo vitigno antico, le cui prime notizie risalgono al 1300-1400, è un vero e proprio tesoro nascosto dell’enologia italiana.

Storia del Pignolo

La storia del Pignolo è segnata da dolore e sofferenza per via dei numerosi attacchi di oidio e di fillossera, a causa della quale ha rischiato l’estinzione. Le prime testimonianze risalgono al periodo intorno al 1300-1400, nella zona di Rosazzo, dove era coltivato. La presenza nell’Abbazia di Rosazzo si fa invece risalire agli anni attorno alla fine del 1700, dove alcuni testi dell’epoca citavano “Un vino nero eccellente, detto Pignolo”. Tuttavia, nel secolo successivo ci fu un progressivo abbandono del Pignolo, molto sensibile all’oidio e con scarsa vigoria, a vantaggio di varietà più produttive. Coltivato ormai in maniera sporadica e non controllata, alla fine del 1800 usciva perfino dagli atlanti ampelografici. Spesso finiva negli uvaggi con altri vini rossi, finché un gruppo di vignaioli friulani, alla fine degli anni 80 del secolo scorso, lo salvarono letteralmente dall’estinzione e permisero la rinascita del Pignolo, che, cinquant’anni prima, il professor Dalmasso definiva “un vino di lusso”, finché nel 1995 fu premiato con l’ingresso nella DOC Colli Orientali del Friuli.

Caratteristiche Ampelografiche

Dal punto di vista ampelografico, i grappoli di Pignolo sono piccoli, serrati (dai cui il nome Pignolo, da pigna), di forma cilindrica, talvolta con due piccole ali. Gli acini sono piccoli e tondi, di buccia spessa e pruinosa, dura e tannica dal colore blu-nero. Le epoche di germogliamento, fioritura e invaiatura sono medie.

È una varietà certamente non facile da coltivare e far maturare correttamente, perché è piuttosto sensibile all’oidio, come detto più sopra, necessita di un lungo periodo di maturazione, e soffre facilmente dei grandi sbalzi termici. Per la loro compattezza inoltre, i grappoli preferiscono luoghi ben ventilati, così da poter evitare i marciumi.

Zone di Vocazione

Storicamente si coltiva questo storico vitigno a bacca rossa nelle colline di Rosazzo, Albana, Prepotto e Premariacco, ossia nella zona dei Colli Orientali del Friuli. Qui i terreni sono minerali, a base di marne (con presenza di 35-65% di calcare), che favoriscono mineralità e finezza nei vini, mentre il clima, con una buona escursione termica, contribuisce a preservare l’acidità delle uve.

Denominazioni di Origine Collegate

I vini appartengono alle denominazioni Friuli Colli Orientali DOC e Friuli Isonzo DOC. Il Pignolo Colli Orientali del Friuli è l’unica DOC che prevede la produzione del Pignolo in purezza.

Caratteristiche Organolettiche e Stili dei Vini

I vini ottenuti dal vitigno Pignolo sono eleganti, fini, leggiadri, ma al contempo dotati di ottima struttura. Con un lungo affinamento in legno di almeno cinque anni, necessari per smussare l’esuberanza dei tannini del vino giovane, riescono a sviluppare un fascino terziario e speziato incredibile, unico nel suo genere. Il Pignolo non è un vino tannico o corposo in stile Cabernet Sauvignon, tuttavia riesce a richiudere in sé una complessità favolosa e ricca di sfaccettature.

Il bouquet del Pignolo è caratterizzato da frutti di bosco e ciliegie, fiori a cui fanno da cornice eleganti rimandi di erbe aromatiche e profumi di terra. Al palato ritroviamo la stessa grazia, tutto è declinato con finezza, nonostante la struttura sia decisa. Non ci sono sbavature o spigoli o sapori verdi, nonostante i tannini conferiscano forza e stoffa al vino. In alcuni casi una parte del raccolto viene essiccata all’aria per ammorbidire i tannini e conferire una polpa più concentrata.

A parte i prodotti entry level nati per essere bevuti entro l’anno, il Pignolo è un vino che riesce a sfidare gli anni per sviluppare un fascino terziario favoloso. Quindi non abbiate fretta e fatelo riposare anche 5, 10 e 15 anni in cantina. L’acidità è il segreto della sua longevità: la vendemmia delle uve di Pignolo si fa solitamente nella seconda metà di ottobre, per permettere agli acini di raggiungere una buona maturazione fenolica.

In conclusione, il Pignolo è un vitigno che merita di essere scoperto e apprezzato, sia per la sua storia affascinante che per le sue caratteristiche uniche. Che siate appassionati di vino o semplici curiosi, vi invitiamo a degustare un bicchiere di Pignolo e a lasciarvi sorprendere dalla sua complessità e raffinatezza.

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