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L’ARNEIS: IL VITIGNO CHE RISCHIÒ L’OBLIO

Analizzando la storia dei vitigni nei secoli, in special modo quelli del nostro paese, spesso ci si ritrova a fare dei paragoni e degli accostamenti che ricalcano un po’ la storia dei popoli che via via nei secoli si sono succeduti lungo lo stivale italico, ed in un certo senso anche quella umana nel suo complesso.

Così come alcune antiche popolazioni, che furono relegate territorialmente da altre che nel frattempo avevano preso il sopravvento, penso ad esempio ai cimbri, i cui discendenti ancora vivono orgogliosi tra le montagne della Lessinia orientale, in provincia di Verona, e l’Altopiano dei Sette Comuni in provincia di Vicenza, anche l’Arneis dovette subire un destino analogo, rischiando addirittura di scomparire.

Ma partiamo dall’inizio.

La storia dell’Arneis, un vitigno dalle uve assai profumate ma non aromatiche, affonda le proprie radici piuttosto lontano nel tempo. Le prime testimonianze della sua coltivazione infatti risalgono al periodo tra la fine del ‘300 e l‘inizio del ‘400. Nel giro di un paio di secoli esso acquista una grande popolarità ed importanza qualitativa, diventando una delle uve più pregiate, al pari solo a quella del Moscato. Proprio come era usanza nel Medioevo, l’Arneis, come quasi tutti gli altri tipi di vino, veniva principalmente vinificato dolce o come vermouth.

Sembra che il nome derivi dal dialettale cuneese corrispondente ad “arnese” cioè cosuccia, carabattola, oggetto da poco. Altra ipotesi vuole che il termine rimandi a persone scomode, irregolari, scontrose, e complessivamente da poco. Potrebbe infine anche essere derivato in riferimento al nome dell’antico vitigno del bric Arneiso (o Reneiso), situato nella regione del feudo del leggendario signore Crispino di Arneis (in francese detto Crispin d’Arnes) nei pressi di Canale (CN). In ogni caso, nell’800 acquista il nome definitivo di Arneis.

Nel ‘900 dovette subire anch’esso la crisi della viticoltura europea, colpita in quegli anni dalla fillossera, un insetto fitofago associato alle specie del genere Vitis che attacca le radici delle specie europee (Vitis vinifera) e l’apparato aereo di quelle americane (Vitis rupestris, V. berlandieri e V. riparia). Nonostante tutto, alcune rare viti riuscirono a sopravvivere, perché coltivate nei terreni ricchi di sabbia di alcune zone. Questi infatti, non permettono lo sviluppo della fillossera a scapito delle radici, ed impediscono di conseguenza la sua attività distruttiva. Comunque sia, alla fine anche l’Arneis venne poi impiantato su appositi portinnesti americani, così da poterne preservare le radici.

In seguito allo spopolamento delle campagne del Roero, zona in cui era allora ed ancora oggi diffuso, ed alle svariate crisi del settore vitivinicolo, negli anni ’60 del secolo scorso era quasi scomparso. Questo perché in Piemonte, terra di vini rossi, i vitigni a bacca bianca erano spesso relegati in vigneti con posizioni meno desiderabili. A volte le vigne di Arneis venivano piantate attorno alle ben più pregiate viti di Nebbiolo, più che altro per proteggere quest’ultime. Infatti il profumo più forte dell’uva Arneis distraeva gli uccelli affamati e gli insetti, tenendoli lontano dal prezioso Nebbiolo. Fortunatamente negli anni ’70 i vigneti di Arneis furono ricostituiti e venne avviata la sperimentazione per la produzione di vino bianco secco, non più dolce e di qualità.

Da un paio di decenni a questa parte, è diventato sinonimo della zona del Roero, nonostante in questo territorio venga ancora prodotta una discreta quantità di Nebbiolo. Al di fuori di questa zona, vini Arneis varietali sono prodotti nelle colline delle Langhe immediatamente a sud e nelle Terre Alfieri a nord-est, vicino ad Asti. È diffuso in minima parte anche in Liguria e Sardegna, in California, Australia e Nuova Zelanda.

A livello vegetativo, l’Arneis presenta un germogliamento medio-precoce e mal sopporta le gelate primaverili. La fioritura avviene attorno alla prima settimana di Giugno e la maturazione si completa nella seconda metà di Settembre. Il grappolo ha una grandezza medio-piccola, ed è di forma piramidale e compatta. Anche l’acino è medio-piccolo, ha una forma ellissoidale e presenta una buccia pruinosa dal colore giallo/verdastro. Normalmente una vite ha una vita di circa 40 anni, preferisce i suoli collinari, per lo più nella zona inferiore, esposti a sud-est, ma senza arrivare in pianura, dove le temperature estive risultano troppo elevate. L’Arneis infine pone dei problemi colturali non trascurabili, poiché è sensibile alle muffe e, nelle stagioni calde, lotta per mantenere livelli accettabili di acidità.

Attualmente sono tre le denominazioni di origine dell’Arneis che sono state identificate e certificate da appositi disciplinari: Langhe DOC, Roero DOCG e Terre Alfieri DOC.

I suoi vini sono caratterizzati dalla nota floreale e dagli aromi delicati, che contrastano con un corpo relativamente pieno e le altre note più fruttate, tipicamente di pera e albicocca, arrotondate con una leggera nota di nocciola. I vini bianchi Roero Arneis, prodotti sulle rive del fiume Tanaro, si sono guadagnati nel tempo il ​​soprannome di Barolo Bianco. Sono dotati di una gradazione alcolica mediamente importante (tra il 12,5 e il 14% vol.), assicurando una buona avvolgenza e una pienezza gustativa davvero interessanti. Tanto più che negli ultimi anni questo vino sta vivendo momenti di grande fermento, in quanto sempre più apprezzato sia in Italia che all’estero per la sua piacevole bevibilità.

In generale i suoi vini, bianchi secchi, rispecchiano in pieno il carattere del vitigno, ossia risultano ricchi di profumi, anche se non aromatici.

Entrando più nel dettaglio possiamo definirlo attraverso tre caratteristiche principali:

  • olfattive: l’Arneis assorbe dai terreni sabbiosi e di origine marina un bouquet di profumi davvero interessanti, di fiori, erba e frutta di campo. Spiccano in particolare sentori di tiglio, salvia, foglia di pomodoro e ginestra;
  • visive: il vino si presenta generalmente di un bel giallo paglierino, che può virare verso tonalità verdoline chiare (se si usano vinificazioni più semplici e immediate), oppure gialle dorate, soprattutto quando si fanno brevi macerazioni sulle bucce o un passaggio in legno;
  • gustative: al palato l’Arneis si presenta con una buona freschezza e un retrogusto di mandorla amara.

Oggi, con la crescente attenzione e gestione agronomica ed enologica, le note olfattive tendono a spostarsi via via verso nuovi sentori, più complessi e freschi. Ecco allora che, per esempio, nel Roero Arneis DOCG si possono riconoscere descrittori riconducibili al mondo esotico, come frutto della passione, papaia, melone e ananas, ma anche alla famiglia degli agrumi, come cedro, limone, pompelmo e scorza d’arancia. Non mancano tuttavia le note più morbide e avvolgenti, come fiori di tiglio, macchia mediterranea, zafferano, gelsomino e biancospino.

L’Arneis, essendo un vino leggero, fresco e con un’acidità costantemente buona, dà il meglio di sé con piatti di pesce semplici e non troppo saporiti. È ottimo anche con minestre a base di verdure o cereali e con paste dal ripieno delicato, come ad esempio i ravioli con ricotta e spinaci.

Ottimo anche per gli aperitivi, va servito tra gli 8 e i 10°C, in modo da esaltarne ogni singola sfumatura.

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