IL PINOT NERO: STORIA E CARATTERISTICHE DI UN GRANDE VITIGNO
C’era una volta in Borgogna, una regione della parte centrale della Francia, un vitigno, il Pinot Nero. Egli andava estremamente fiero delle proprie antiche origini. Si vantava infatti che l’uomo lo coltivasse da almeno 2000 anni, ossia già prima dell’arrivo dei romani. Già a quei tempi il Pinot Nero infatti veniva citato anche da esimi autori come Plinio il Vecchio e Columella in alcune delle loro opere.
Tutto questo suo orgoglio tuttavia, non si limitava solamente alle antiche origini che egli poteva a ragione ben vantare, ma si rifletteva, e questo è vero ancor oggi, sia nella sua coltivazione che nella vinificazione. Egli è infatti un vitigno difficile da coltivare, estremamente sensibile a quello che a molti piace definire “terroir”, cosa che sinceramente il Pinot Nero non sa nemmeno che cosa sia, ma che si riflette nel fatto che egli sia capace di dare vini molto diversi a seconda della zona di produzione.
Andando oltre a questa versione un po’ fantasiosa e romanzata delle sue origini, sul Pinot Nero tutto si può dire, ma non che sia un vitigno facile da gestire, sia nella fase di coltivazione che in quella di vinificazione, e questa sua problematicità la si può imputare prima di tutto alla sua estrema sensibilità al terreno su cui si trova a crescere. È infatti rinomato dagli enologi per la sua capacità di esprimere le piccole differenze dei vigneti dal quale proviene. Basti pensare che i più esperti degustatori di rossi di Borgogna per esempio, riescono a decifrare le sottili differenze tra vini prodotti da vigneti distanti anche solo pochi metri l’uno dall’altro.
Il Pinot Nero è un vitigno a bacca nera di forma sferica, di dimensioni medio-piccole, caratterizzata da una buccia sottile. Il grappolo è compatto, corto e di forma cilindrica con una sola ala. Cresce bene nei climi freschi, nei quali la temperatura media durante la stagione di crescita si mantiene al di sotto dei 16,5°C, ed in quelli moderati, nei quali tale temperatura media si colloca tra i 16,5°C ed i 18,5°C. In queste condizioni infatti i grappoli si sviluppano bene e si mantengono di alta qualità. Data la sua sensibilità infatti, se la stagione risulta troppo calda, gli acini possono perdere i loro freschi caratteristici profumi fruttati e sviluppare sentori spiacevoli di “cotto”. Essendo poi soggetto a malattie tipo i marciumi, in annate particolarmente sfavorevoli può essere difficile ottenere anche piccole quantità di Pinot Nero di buona qualità.
Solitamente viene vinificato in purezza, ossia da solo, ad eccezione di alcuni vini bianchi frizzanti, come ad esempio lo Champagne, dove prende parte dei sapienti uvaggi assieme allo Chardonnay ed al Pinot Meunier.
A questo punto potreste chiedervi come si possa ottenere un vino bianco da varietà a bacca nera, come lo è il Pinot Nero. La risposta è presto detta: grazie alla vinificazione in bianco (ne parlo qui). Infatti se viene vinificato in bianco, ossia pressato direttamente in maniera soffice e senza far macerare gli acini, il mosto che si ottiene è chiaro, perché le sostanze coloranti presenti nella buccia, pur nella sua fragilità, non riescono a fuoriuscire dalle cellule, se non in minima parte. Così peraltro accade per tutte le varietà a bacca nera vinificate in bianco.
In questo modo si ottengono vini bianchi molto vari, a riprova della versatilità di questo straordinario vitigno. Il colore può infatti variare dal giallo paglierino scarico con riflessi verdolini, fino anche a tonalità più intense con riflessi rosati. I profumi vanno dal delicato all’intenso persistente, ove si riconoscono frutti come ananas, banana, mela ed anche pesca. In bocca si presenta solitamente ben equilibrato, secco, caldo, morbido, di buona struttura e di lunga persistenza. Consigliato come aperitivo, si abbina bene ad antipasti, risotti, pesce, crostacei, e non sfigura assolutamente se accompagna una buona pizza. Da ricordare infine che va servito tra gli 8° e i 10°C.
Se il Pinot Nero viene vinificato con il metodo classico invece (come qui descritto), può esserlo sia in purezza, permettendo di mantenere intatta la personalità di questo vitigno, che mediante il Metodo Classico conserva inalterate le tipiche note ammandorlate e di crosta di pane, oppure, come citato più sopra, miscelato in varie percentuali con lo Chardonnay, andando a costituire la base per lo Champagne francese o per lo Spumante italiano, a cui regala corpo, complessità e longevità. In Italia, la zona più vocata per la produzione del Metodo Classico da Pinot Nero per eccellenza è sicuramente l’Oltrepò Pavese, dove si concentra la maggior parte degli ettari coltivati italiani, e dove già dagli anni ’50 i vicini piemontesi, come Gancia, Martini, Riccadonna, ecc., si dedicarono alla produzione degli spumanti, grazie a condizioni di microclima, terroir, esposizione ed escursioni termiche particolarmente favorevoli.
I rosé ottenuti da Pinot Nero, sia fermi, frizzanti o spumanti, variano come colore dal rosa tenue al più carico, con riflessi aranciati, al corallo, fino al rosso cerasuolo, al limite con i più pallidi vini rossi. Gli aromi richiamano sovente i petali di rosa, i piccoli frutti di bosco, gli agrumi, i lieviti nobili e la noisette. Al palato si rivelano di solito freschi, sapidi ed equilibrati. Bevuti di preferenza nella stagione estiva, si possono abbinare molto bene con il pesce, con le carni bianche o rosse, con i bolliti misti, con le uova oppure con le torte salate.
Vinificato in rosso invece, il Pinot Nero può essere consumato sia come vino giovane, fresco e fruttato dunque, sia come vino più complesso se subisce un affinamento più o meno prolungato in botti di rovere, dove può sviluppare complessi sentori terziari, come funghi e sottobosco, e il cui pieno potenziale si può apprezzare solo dopo svariati anni di maturazione in bottiglia.
Sono svariate anche le regioni nel mondo dove viene coltivato, a riprova della versatilità di questo vitigno. Le più importanti sono la Borgogna, che si è visto esserne l’origine, l’Oltrepò Pavese in Italia, la California e l’Oregon negli USA, la sotto-regione costiera di Casablanca Valley in Cile, a nord di Santiago, la fresca Walker Bay in Sudafrica, la Yarra Valley e la Mornington Peninsula, due particolarmente fresche regioni nel torrido clima dell’Australia, ed infine in Nuova Zelanda, nelle regioni di Martinborough, situata nell’isola del nord, e Marlborough e Central Otago, situate invece nell’isola del sud.
Si evince chiaramente da queste poche righe come il Pinot Nero sia un vitigno complesso, difficile da gestire, ma dal quale si possono ottenere una svariata quantità di vini diversi, dai più semplici ai più complessi, dai fermi agli spumanti, passando per tutte le tonalità dei bianchi, dei rosé e dei rossi. Se ne potrebbe parlare e scrivere per ore, ma non è questo il caso. L’importante ora è aver dato uno sguardo critico, aver incuriosito il lettore ed indurlo ad approfondire la conoscenza di questo straordinaria varietà.