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BREVE STORIA DELLA BOTTIGLIA

Il mondo del vino è spesso ricco di sorprese, aneddoti, racconti e tecniche particolari, frutto delle locali condizioni territoriali. Tra le varie cose, anche una cosa all’apparenza banale come la bottiglia, assume tuttavia un ruolo fondamentale nella produzione, e soprattutto commercializzazione, di un buon vino, e talvolta può fare la differenza.

Le prime testimonianze risalgono attorno al 1500 a.C., ossia al tempo in cui questi delicatissimi recipienti cavi di vetro venivano destinati all’uso esclusivo del faraone durante il loro viaggio nel regno delle ombre.

Nel I° sec. a. C. a Tiro e Sidone si verificò un fatto di grande importanza, una vera rivoluzione nella lavorazione del vetro. Un vetraio ebbe la brillante idea di utilizzare un tubo di vetro ed introdurne l’estremità in un crogiolo, prelevare una certa quantità di vetro fuso e successivamente soffiare all’interno del tubo stesso: la bolla di vetro che si formò in questo modo, segnò la nascita del “vetro soffiato”, ancora oggi utilizzato nella stessa maniera. Cominciarono così ad essere prodotte bottiglie, brocche, fiaschette e vasi di ogni forma e colore per innumerevoli utilizzi.

Essendo parte dell’impero romano, da Tiro e Sidone, questa tecnica si diffuse progressivamente lungo le coste di tutto il bacino del Mediterraneo. Si trovano infatti testimonianze di bottiglie usate per la mescita e la conservazione di vino, recuperate perfettamente intatte tra gli scavi delle rovine di Pompei.

Nei secoli successivi alla caduta dell’impero romano d’Occidente (664 d.C.), l’arte vetraria si diffonde anche in Grecia ed in Turchia, specialmente a Costantinopoli, l’attuale Istanbul. Con la conquista della città da parte dei crociati nel 1204, il governo veneziano chiamò nella città i più abili maestri vetrai e turchi. Successivamente la Serenissima riuscì ad avviare un regime di monopolio nella produzione e commercializzazione di bottiglie, ricavandone ingenti guadagni.

Mentre in Italia, al di fuori del territorio sotto la Serenissima, il vetro cavo non è ancora considerato importante per l’economia, in Europa questa produzione si sviluppa notevolmente. I paesi di maggior produzione e di miglior tecnica nel vetro cavo sono Francia, Belgio e Germania, le cui bottiglie mantengono la tradizionale forma a corpo sferico con fondo rientrante e collo lungo.

Intorno alla metà del ‘600 in Inghilterra “nasce” il cristallo al piombo ed in Boemia il cristallo potassico. Nasce soprattutto la vera bottiglia atta alla conservazione ed al trasporto delle varie bevande e, per l’appunto in Inghilterra, nasce la vera “bottiglia da vino”. Tale bottiglia aveva la composizione in vetro, forte e pesante, mentre la struttura era a forma di palla con una base leggermente rientrante dando così stabilità. Attorno al collo, qualche cm. sotto l’imboccatura, era posizionato un anello di rinforzo del collo stesso a cui veniva legata la cordicella che bloccava il tappo.

La cosiddetta ”English Bottle” risolse molti problemi di stoccaggio e conservazione del vino, tuttavia, essendo lavorata singolarmente, ogni bottiglia aveva un volume diverso, non essendo questo controllabile in fase di produzione, per cui ognuna poteva contenere valori diversificati a tal punto da creare imbarazzo al momento del pagamento del relativo contenuto.

Il problema venne risolto dagli stessi inglesi nel XVII° secolo con l’invenzione della bottiglia soffiata in stampi in legno, permettendo così la commercializzazione del vino e dello stesso contenitore. Fino a quel momento infatti le bottiglie non venivano mai vendute insieme al contenuto, ma rimanevano presso le famiglie, che le lavavano e le riutilizzavano.

Rimaneva però presente il problema della loro fragilità. Ne ebbe esperienza diretta un certo Dom Perignon, abate celliere dell’abbazia di Hautevillers, che proprio negli anni in cui le nuove bottiglie arrivarono in Francia, stava iniziando a studiare e perfezionare la produzione dello champagne. Egli era disperato: in primavera, quando iniziava la rifermentazione, le bottiglie non reggevano la pressione che si generava e le rotture superavano il 95% dei pezzi presenti nelle cantine. Fu solo agli inizi del ‘700 che si arrivò alla produzione di bottiglie più resistenti, che potevano resistere alla pressione dello champagne, anche se le rotture per scoppi rimanevano comunque numerose.

Negli anni e nei secoli a venire, le bottiglie si diffusero sempre di più in Europa, mentre i formati venivano via via definiti. Nacquero così la bordolese, la borgognotta in Francia, la renana in Germania, per i delicati vini del Reno, sia verde che trasparente, la “poirinetta”, tipico formato del litro piemontese, usata ancora oggi, vari tipi di “pinta piemontese”, ed infine la “champagnotta”.

Nel corso del XIX° secolo, con la progressiva diffusione dell’industrializzazione, la produzione del vetro si divise in due grandi momenti: 1) vetri di lavorazione artigianale nella prima metà; 2) vetri lavorati con procedimento semiautomatico o quasi industriale, nel secondo periodo. Si abbassarono così i costi di produzione con la conseguente riduzione di quella artistica ed artigianale a favore di quella in serie, in un passaggio quasi improvviso e repentino.

Da quel momento in poi le tecniche di produzione industriale permisero di produrre bottiglie sempre più resistenti e dalla capacità, peso e colore desiderati, anche attraverso l’utilizzo e la creazione di modelli matematici sempre più affinati ed efficienti nel prevedere ognuna delle variabili di produzione.

Al giorno d’oggi sia l’industria vetraria che quella artigianale ed artistica italiane si confermano essere all’avanguardia e nel tempo si sono conquistate una larga parte del mercato estero.

Concludendo infine questo breve viaggio dalle origini ai giorni nostri, si può affermare che la bottiglia di vetro è stata e sarà sempre la scelta più idonea per il confezionamento e la conservazione delle bevande e dei vini in particolare. Il vetro ha attraversato i secoli accompagnando l’evoluzione umana con le innumerevoli civiltà del passato, ma continua da sempre a trasmettere il suo immutato ed innato fascino.

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